Una terra ricca di storia

Il territorio dell’attuale comune di Sant’Egidio del Monte Albino, nell’antichità e fino al periodo napoleonico, è appartenuto alla città di Nocera, Nuvkrinum Alafaternum in epoca antichissima, Nuceria Alfaterna a partire dal VI sec. a.C. In epoca romana e precisamente nel periodo del triumvirato, l’appellativo Alfaterna fu sostituito da Costantia, dando, così, alla città il nome di Nuceria Costantia. A questo periodo, grazie ad un forte popolamento della città, probabilmente, è da ascrivere la circostanza o forse l’abitudine dei nocerini di dar vita a piccoli insediamenti, per lo più ville, sparse qua e là sulle pendici dei monti, fuori dalle mura della città. Erano insediamenti rustici che, comunque, richiedevano una certa organizzazione per approvvigionare d’acqua (per usi agricoli e domestici) l’insediamento, per creare un minimo di viabilità e qualche struttura a supporto della villa principale. Alcuni ritrovamenti archeologici di questo periodo (I sec. a. C. – I sec. d. C.) nel territorio del nostro comune confermerebbero questa circostanza o questa abitudine e farebbero ipotizzare che questa parte del territorio di Nocera, oggi comune di Sant’Egidio del Monte Albino, fu abitata già in epoca molto antica. Questo, infatti, è quanto lasciano supporre la villa praetoria sotto l’abbazia di S. Maria Maddalena, l’acquedotto di via Mandrino e la vasca per la raccolta delle sue acque, databile al periodo augusteo, voluta dal ricco magistrato nocerino Publius Helvius. Infine è da ricordare il cippo funerario dedicato a Pomponia Ticke del I sec. d. C. rivenuto in località Megaro, ai confini tra il nostro comune e quello di Angri.

Acquedotto Romano

Ancora oggi, alimentato da diverse sorgenti, fornisce d’acqua la fontana Helvius. Non è difficile supporre l’epoca di edificazione, se la sua funzione originaria era quella di portare l’acqua a valle per alimentare la villa Helvius e la sua fontana. Scavato interamente nella roccia e nella montagna ed interrato ad una profonditgrave che arriva fino ai 25 metri, alterna un percorso in cui allo stupore per la tecnica di edificazione (opus incertum con lastroni di tegole a fare da volta) si unisce la meraviglia per il paesaggio naturalistico, laddove il bianco del deposito calcareo dell’acqua spicca nell’oscurità.

Cippo Funerario

Si tratta di una stele funeraria rinvenuta nel 1854, del periodo adrianeo(I sec. D.C.), ritrovata in un fondo di proprietà della famiglia Ferrajoli della Fontana, in località Megaro. Su di essa è riportata la prematura morte di una giovane donna morta all’età di 19 anni, 9 mesi e 23 giorni così come si può evincere dalle iscrizioni contenute sul monumento. Tale è Pomponiae Tyche, moglie o figlia di un certo Volcius che si definisce Nucerinus, a conferma dell’appartenenza del territorio dell’antica Sant’Egidio alla città di Nuceria Alfaterna. Attualmente, è situata all’interno del "Parco per L’Arte" di Sant’Egidio del Monte Albino, in via Raffaele Falcone.

La Villa Helvius

La villa, benché non ancora interamente esplorata, per il fatto di ospitare quello che è stato il cimitero del paese fino all’Editto di Saint Cloud, sembra essere formata da tre bracci, di cui due in direzione nordsud ad intersecare un terzo in direzione est-ovest, per un’area occupata di oltre 600 mq. La parte attualmente visitabile è limitata all’ambiente di uno dei suoi criptoportici, dove è situato l’affresco di epoca sveva, raffigurante il miracolo di Sant’Egidio e la cerva. L’estensione della struttura, nonché l’imponenza del criptoportico ed il fatto che quasi sicuramente ospitava la cosiddetta fontana Helvius, sono chiari indizi che la villa fu fatta edificare da una persona con cospicue risorse finanziarie, probabilmente lo stesso Helvius, già committente dell’omonima fontana, magistrato di Nuceria Constantia in epoca augustea Attese anche le caratteristiche dell’unico criptoportico visibile, la realizzazione della struttura è databile proprio al periodo tra il I sec. a.C. e il I sec. d. C.

La Fontana Helvius

La fontana trae la sua attuale denominazione dall’unica iscrizione, oggi molto deteriorata, sul bordo frontale. Secondo un esame autoptico eseguito alcuni anni fa, integrato da uno studio riportato in un manoscritto del 1819, quando l’iscrizione, probabilmente, era meglio leggibile, la scritta andrebbe così interpretata: P(ublius) HELVIUS P(ublii) f(ilius) IIvir i(ure) d(icundo), aug(ur)? [----], p(ecunia) s(ua). La scritta, in sintesi, attesterebbe che l’opera fu realizzata per volere di Publio Helvio, figlio di Publio, pretore (IIvir), cioè magistrato, con poteri di amministrare la giustizia [i(ure) d(icundo)], che la fece realizzare a sue spese [p(ecunia) s(ua)]. Ci troveremo, pertanto, di fronte ad una fontana voluta da un componente dell’ordo Nucerinus, un personaggio importante e di rilievo della Nuceria Constantia, uno dei due magistrati della città in epoca augustea. è il reperto archeologico più bello e importante che si conserva nella sua interezza a Sant’Egidio. Scavata in un unico blocco di marmo, ancora oggi è alimentata da un antichissimo acquedotto che corre dalla montagna alle sue spalle e, in origine, probabilmente, faceva parte di un complesso abitativo più ampio che comprendeva anche una villa (Villa Helvius) con un’estesa proprietà. La fontana, posta in p.zza. Ferrajoli, accanto all’abbazia di S. Maria Maddalena, risale, quindi, al periodo augusteo (I sec. a.C. – I sec. d.C.) ed è particolarmente interessante, oltre che per l’importanza del committente, per la presenza di tre bellissime figure scolpite sui bordi che rappresentano la nascita, la maturità e lo sbocco al mare del fiume Sarno, il fiume che attraversa tutto l’agro e che ha dato il nome alla valle. è proprio questa caratteristica, la presenza, cioè, dei tre bassorilievi, a renderla un documento archeologico di grande valenza, non rinvenibile né a Pompei, né ad Ercolano.